Un simile scontro ai vertici non era mai successo in 170 anni di storia della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola. Gli organi direttivi della fondazione bancaria aprono un contenzioso, qualcuno all’interno dell’ente la definisce una vera e propria aggressione, con una delle loro personalità più in vista: l’ingegnere Sergio Santi, presidente per ben 15 anni della Fondazione e dal 2016 presidente emerito.

Chi ha seguito la storia della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola sa che Santi non è una persona qualunque per questa realtà, ma la persona che forse più di tutti ne ha scritto la storia recente. Presidente dal 2001 al 2016, la sua guida e quella del suo consiglio di amministrazione è stata caratterizzata da oltre 100 milioni di elargizioni sul territorio imolese, mantenendo in lieve crescita il patrimonio dell’ente anche in periodi difficili come le crisi finanziarie degli anni passati. Un operato che, una volta concluso il mandato, lo ha portato alla nomina di presidente emerito dal giugno 2016 a oggi.

Dopo 19 anni di legame, gli organi direttivi della Fondazione hanno invece dato una vigorosa spallata a Santi, che nella seduta del Consiglio generale del 20 febbraio scorso è stato messo alla porta con un’azione che ha lasciato stupite anche diverse personalità interne alla Fondazione stessa. In questa occasione il Consiglio Generale ha votato a favore, con un solo voto in più rispetto al numero minimo richiesto, dell’azione di responsabilità verso Santi, responsabile secondo il Consiglio di aver creato alla Fondazione un danno patrimoniale quantificato in circa 19 milioni di euro, a fronte di alcune operazioni di investimento che avevano prodotto un risultato negativo (nonostante il bilancio dei 15 anni di presidenza Santi veda un saldo complessivo positivo  in termini di aumento del patrimonio della Fondazione per altre operazioni risultate vantaggiose, oltre ad erogazioni in strutture fisse  per la città di circa 40 milioni di euro). Una decisione che secondo fonti interne alla Fondazione ha causato diversi malumori tra i soci, a cominciare dal momento della votazione e rispetto alla quale le voci giudiziarie raccolte mettono in dubbio che sia stato applicato il voto segreto, previsto dall’articolo 20 dello Statuto della Fondazione. La regola serve innanzitutto a tutelare l’imparzialità dei membri del Consiglio, che possono così esprimere il proprio voto senza condizionamenti. Nella votazione contro Sergio Santi è stato così? Secondo le suddette voci no. La votazione sarebbe quindi avvenuta a scrutinio palese.

Siamo probabilmente solo all’inizio di una polemica che si preannuncia lunga e aspra. Pare che sia in atto un tentativo di scaricare sull’ex presidente Santi la responsabilità per alcune operazioni finanziarie che avrebbero danneggiato la Fondazione. Chi lo conosce bene racconta di un Santi molto dispiaciuto per l’inaspettato evolversi della vicenda. Non si aspettava, dopo 15 anni di presidenza e altri 4 da presidente emerito, che la sua lunga esperienza nella Fondazione, con grandi opere e progetti realizzati a favore della città, si concludesse così e non fa che ripetere alle persone a lui più vicine di non comprendere né accettare un simile trattamento.