Lugo – Non sarà certo una frase intimidatoria scritta a bomboletta a frenare il sindaco di Lugo Davide Ranalli, preso ancora una volta di mira da chi non ha il coraggio di esprimere le proprie opinioni, che siano pro o contro, in maniera civile. «Ranalli negro», è lo slogan rinvenuto pochi giorni fa sul selciato del ponte della Pungella, la passerella che congiunge le due sponde del fiume Santerno tra l’abitato della frazione lughese di Villa San Martino e le campagne di Sant’Agata. «Grazie a tutti per la solidarietà dimostratami in queste ore – commenta il sindaco -. Molti di voi mi hanno anche strappato un sorriso, cosa non semplice quando succedono queste cose».
Poi la firma vicino alla scritta, se non fossimo di fronte ad atto ingiurioso e un danno al patrimonio, fa quasi sorridere: una falce e un martello disegnate maluccio che difficilmente rimandano ai massimi sistemi politici di un tempo che fu.
L’episodio ha suscitato una condanna trasversale, testimoniata dalle centinaia di messaggi inviati alla pagina Facebook del sindaco. Anche Gianni Cuperlo, compagno politico e soprattutto amico di Ranalli, ha detto la sua col suo solito garbo. «Al netto della solidarietà affettuosa verso il mio amico sindaco forse due notazioni si possono fare. La prima, la più seria, è nella scelta dell’insulto. Perché agli occhi e alle orecchie di una qualunque persona quell’aggettivo non lo è», scrive Cuperlo. «Negro». Ad offendere, più che i contenuti, sono i toni e l’intento che ha mosso la mano che teneva la bomboletta.
Non è la prima volta che accadono avvenimenti di questo tipo a Lugo. Qualcuno ricorderà la scritta ben visibile, qualche anno fa, a chi percorreva il sottopasso ferroviario che collega il quartiere Stuoie al centro della città: un nodo molto frequentato. In quel caso l’offesa prendeva di mira una caratteristica fisica. Il primo cittadino veniva chiamato «ciccione». Certo, chi si carica sulle spalle l’onere e l’onore di amministrare una comunità, spesso non ha tempo ed energie per coltivare, al tempo stesso, sogni a cinque cerchi. E magari la politica con la P maiuscola a volte passa dalla tavola con la T maiuscola. Ma lo stesso Ranalli, pochi giorni fa, è sceso in campo alla 24 ore non stop di calcio organizzata proprio al campo sportivo del quartiere Stuoie, per sostenere il volontariato locale. Ma non contano i goal. Quel che conta è esser lì per sostenere in prima persona progetti educativi e sociali. E poi non è una questione di bilancia. Un altro giudizio inutile, dai toni offensivi, da parte di chi non ci mette la faccia.
Di tono ben diverso, invece, la scritta comparsa qualche anno fa sulla cabina telefonica a due passi dal laghetto che nasconde, nelle sue profondità, le tracce dell’insediamento neolitico tra le vie Piratello e Quarantola. «Ranalli muori uccidetelo». Il contenuto incute una certa impressione, ma la morale è la stessa. Chi si affida a messaggi anonimi punta a minare la serenità di tutta la comunità. E non merita una riga di più. Merita solo il disprezzo di tutti.

S.Sta.