“Un incontro utile, siamo disponibili ad ascoltare tutti. Le decisioni poi le prenderemo assieme alle istituzioni locali, Comuni e Provincia, tenendo conto anche delle osservazioni pervenute dalle associazioni agricole e ambientaliste, e della relazione tecnica del Servizio territoriale agricoltura, caccia e pesca di Rimini”. Così gli assessori regionali ai Parchi, Barbara Lori e all’Agricoltura, Alessio Mammi, dopo l’incontro in videoconferenza con il Comitato dell’Oasi naturalistica di Montebello, nel riminese, durante il quale il Servizio territoriale agricoltura, caccia e pesca (Stacp) di Rimini ha illustrato le ragioni che hanno reso necessaria la riperimetrazione dell’oasi. Una scelta dovuta all’eccessiva proliferazione dei cinghiali che negli ultimi anni ha portato a una alterazione dell’ecosistema della zona con danni importanti alle altre specie animali e vegetali, pericolo di diffusione della peste suina, oltre a danni alle colture agricole e a problemi di pubblica sicurezza per le persone a causa del potenziale aumento dell’incidentalità stradale.

“La Regione assume decisioni e atti alla luce di dati oggettivi e pareri delle singole realtà locali- afferma Mammi-. La riperimetrazione dell’Oasi Torriana nasce da un accordo siglato più di anno fa, nella passata Legislatura, tra i servizi regionali territoriali di Rimini, le associazioni venatorie e le associazioni ambientaliste rappresentate nella Consulta territoriale venatoria. Un accordo reso necessario dalla presenza massiccia di cinghiali e ungulati sul territorio che ne aveva alterato l’ecosistema ambientale e faunistico, una situazione che andava assolutamente affrontata, dal momento che le sole azioni di controllo non avevano prodotto i risultati sperati”.

Grazie al nuovo piano, monitorato e controllato in collaborazione con la Polizia provinciale competente, nel corso della stagione venatoria 2020/2021 sono stati abbattuti 113 cinghiali in caccia collettiva e 70 in selezione, riportando l’ecosistema territoriale in equilibrio.

“L’intera Valle del Marecchia è un’importantissima rotta di migrazione- prosegue Lori- ed è proprio per questo motivo che la scelta è stata quella di aumentarne la tutela con l’istituzione di nuove oasi di piccola e media grandezza, oltre a due nuove zone di riserva poste sempre lungo il fiume col risultato che, nel rispetto della legge, oltre il 20% del territorio provinciale è a oggi protetto da istituti in cui la caccia è vietata. Sarà comunque utile approfondire gli aspetti correlati agli obiettivi delle Zone speciali di conservazione in questione, in modo da garantire la tutela delle specie vegetali e animali in quest’area”.