Sfiora i 137 milioni di euro la dotazione finanziaria del Piano regionale per il contrasto alle povertà per il triennio 2022-2024, il documento di Programmazione degli interventi per sostenere le persone in difficoltà economiche e contrastare le marginalità varato dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna.

 

Questa mattina è stato illustrato in Commissione assembleare Politiche per la salute e Politiche sociali, per poi proseguire il suo iter con l’esame dell’Assemblea legislativa.

I fondi

Del pacchetto di risorse complessive destinate per il triennio all’Emilia-Romagna, circa 89,4 milioni di euro sono fondi di provenienza nazionale, 34,3 derivano dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e i restanti 13,2 milioni di euro sono finanziamenti del Fondo sociale europeo (Fse plus).

 

“I dati e i numeri sulla povertà che riguardano la nostra regione sono preoccupanti- spiega l’assessore al Welfare, Igor Taruffi-. Per questo motivo è necessario fare ogni sforzo e attivare ogni strumento per aiutare chi fa più fatica. Col piano regionale contro la povertà elaboriamo un approccio sistemico per continuare a cucire reti di protezione sociale, coltivando uno stretto raccordo con Enti locali e Terzo settore”.

 

Il piano regionale fa seguito al precedente relativo al triennio 2018-2020 e dà attuazione al Piano nazionale povertà 2021-2023, che ha introdotto alcune importanti novità nell’ambito dei livelli essenziali delle prestazioni (Leps) e, in particolare, negli interventi a favore della povertà estrema, attraverso una programmazione che intreccia i fondi nazionali con quelli comunitari.

 

Le principali novità

 

Tra le novità della programmazione nazionale che vengono recepite dal piano regionale, il potenziamento del servizio sociale professionale, l’inserimento tra i Leps del Pronto intervento sociale e del Servizio di supporto e accompagnamento delle persone senza dimora all’iscrizione anagrafica.

 

In particolare, il rapporto tra assistenti sociali e popolazione residente di 1:5000 (in ER il rapporto è 1:3750) – già previsto come obiettivo nel precedente Piano nazionale – diventa un livello essenziale delle prestazioni, sia per rafforzare il sistema dei servizi sociali comunali, gestiti in forma singola o associata, sia per garantire i livelli essenziali collegati al reddito di cittadinanza.

 

Il Pronto intervento sociale  è un ulteriore livello essenziale da garantire in ogni ambito distrettuale come servizio trasversale. E ancora, il servizio di supporto e accompagnamento delle persone senza dimora all’iscrizione anagrafica diventa anch’esso livello essenziale: l’obiettivo è rendere effettivo il diritto soggettivo alla residenza, elemento imprescindibile affinché la persona possa accedere a servizi, prestazioni e diritti. Inoltre, si introduce la necessità di assicurare, laddove l’iscrizione viene fatta presso l’indirizzo fittizio, un servizio di fermo posta che garantisca il ricevimento delle comunicazioni istituzionali.

 

Introdotti anche i centri servizi per il contrasto alla povertà. Questi sono finalizzati non solo alla presa in carico integrata delle persone senza dimora, ma anche al supporto per l’ottenimento della residenza anagrafica e all’erogazione del servizio di fermo posta.

 

Il Piano regionale prevede poi il potenziamento dell’housing first. Tale approccio ha le sue origini già negli anni 50 nell’ambito della psichiatria e  si è successivamente sviluppato anche in quello della grave emarginazione adulta. Al primo posto il diritto alla casa per le persone senza dimora, accompagnato da una presa in carico strutturata e multidisciplinare, con l’obiettivo di arrivare alla riconquista dell’autonomia o quantomeno delle capacità “sopite” dalla vita di strada.

 

Infine, un elemento significativo è il recupero alimentare. I distretti sono invitati ad integrare nelle programmazioni attuative di zona sul tema contrasto alla povertà questa importante azione. L’obiettivo è di costruire o rafforzare il lavoro congiunto con i diversi soggetti, Empori solidali, reti Caritas e altri.