Il comune di Forlì chiede “la sospensione immediata del Decreto Sicurezza e l’apertura del confronto con i sindaci per una revisione del provvedimento coerente con la Costituzione, con le leggi, i diritti fondamentali dell’uomo e con la sicurezza effettiva delle nostre comunità”. Lo richiedono in una nota il sindaco Davide Drei e l’assessore al Welfare Raoul Mosconi.
“Il risultato determinato dalla mancata iscrizione anagrafica di centinaia di persone  – continuano – creerà una fascia sociale di uomini, donne e bambini meno visibili, privi di documenti, maggiormente vulnerabili sotto tanti punti di vista e la cui dimensione resterà sconosciuta e estranea alla classificazione dei fenomeni demografici. Chiariamo pertanto che non prevediamo automatismi da parte dell’Anagrafe nelle cancellazioni di persone oggetto del Decreto”.
Per Drei e Mosconi “è altrettanto necessario avere una risposta sui possibili conflitti normativi generati dall’applicazione di quanto previsto dal Decreto rispetto a norme e codici vigenti perché, diversamente, l’unico risultato sarà quello di aver creato una situazione di precarietà strutturale”.
“Quelle dei sindaci sono le sparate ideologiche tipiche di una classe politica distruttiva e malevola che non è difficile prevedere saranno gli elettori a punire severamente”, attacca invece il consigliere regionale della Lega Massimiliano Pompignoli. “A questi primi cittadini – continua il consigliere – non importa nulla del degrado o dell’insicurezza delle città, ma interessa molto contrastare con ogni mezzo, anche a costo di mandare in rovina il Paese, la legge sulla sicurezza e immigrazione, varata dall’attuale Governo e fortemente voluta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’unica norma che può davvero invertire la situazione di non ritorno in cui è precipitato il Paese”.